Il primo maggio
scorso si è aperta al mondo una manifestazione tutta italiana, l’Esposizione
Universale 2015, che ha come motivo
dominante l’alimentazione ed il cibo nel mondo. Il discorso di apertura spetta ovviamente al capo del Governo
italiano. E poi chi altro parla? Avrebbe un senso il Segretario dell’ONU che
rappresenta tutti i paesi del mondo; avrebbe un senso il presidente della FAO,
l’organizzazione mondiale per l’alimentazione; potrebbe avere un senso il neutrale Dalai Lama, così geograficamente
contiguo al Nepal ove solo cinque giorni
prima si è consumata una strage di migliaia di morti per il terremoto in un paese stupendo ma
povero e oggi tremendamente affamato e
senza viveri. E invece no, su un vistosissimo mega schermo viene trasmesso un
discorso del capo di una sotto religione che non rappresenta neppure un quinto
del pianeta, i cattolici, a sua volta frazione ricchissima, potente e sfarzosa
della più generale religione cristiana, a sua volta una delle fin troppe
religioni esistenti nel mondo.
C’è da chiedersi:
perché tanto provincialismo di bottega? Bisogna ammettere che hanno ben
lavorato gli ubiqui templari e proconsoli vaticani per imporre alla Repubblica
(laica?) italiana questo happening
neo-clericale di sapore pre-unitario. E chi sa se, di questo passo, un giorno
aprendo il nostro frigo a casa non ci accorgeremo che ci hanno messo dentro a
nostra insaputa un santino di padre Pio! O che Francesco 1° si stia perdendo
per strada sulle orme del culto della personalità del cesare-papismo di Wojtyla?
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